Celebriamo in questa domenica la Solennità dell’Ascensione del Signore, quando Gesù fu assunto in cielo, davanti ai suoi discepoli.
Vorrei fare due riflessioni, sempre cercando di attualizzarle al nostro tempo.
Gesù, dopo la Risurrezione, appare in qualche occasione ai suoi discepoli, ma infine li “convoca” sul monte da cui era partito tutto, in Galilea, e lì affida loro il compito di andare e annunciare il vangelo a tutto il mondo, per poi “salire al cielo” e sparire dai loro occhi.
In tutta la Bibbia l’atteggiamento della “convocazione” segna il passaggio per qualche evento importante, basti pensare a Mosè quando ha convocato il popolo d’Israele ai piedi del Sinai, ma anche al “discorso della montagna” con le Beatitudini…Gesù “convoca i suoi discepoli prima di salire al cielo, non per dire che “è finito tutto”, anzi, per dire che “inizia” davvero il nuovo cammino della Chiesa, del Popolo “convocato”.
Senza voler “peccare” naturalmente di cadere in esagerati confronti, facciamoci una domanda: in questa solennità dell’Ascensione il “popolo di Dio” non viene “convocato” per iniziare un cammino nuovo?
Dopo la “forzata chiusura” delle chiese, la sospensione delle messe con i fedeli a causa della pandemia, oggi siamo finalmente “ri-convocati” come “popolo di Dio”, per iniziare un cammino nuovo, che non potrà mai essere come l’abbiamo lasciato tre mesi fa, ma che si è certamente arricchito delle nostre esperienze, probabilmente anche dei lutti e delle sofferenze di molti, ma vorrei pensare soprattutto nella fede. Ci rendiamo conto che inizia davvero un cammino nuovo, non possiamo far finta di niente e adagiarci nelle abitudini di prima…nemmeno andiamo a messa semplicemente perché ce lo consentono le autorità pubbliche…andiamo a messa perché “convocati” dal Signore, come ha fatto duemila anni fa prima di salire al cielo e come ha deciso di fare oggi, per “scuoterci” nella nostra vita cristiana.
Accogliamo questa convocazione come “dono” e come “grazia”!
La seconda riflessione vorrei riferirla ai bambini, proprio per riflettere sull’Ascensione, che ci fa pensare al Cielo, a Gesù che è salito al Cielo…e, se pensiamo ai bambini, nella loro innocenza, ma soprattutto nella loro spontaneità, sono coloro che più di tutti “colgono” la dimensione del “cielo”.
Per loro è “normale” che Gesù sia in cielo, come è normale che il loro angelo sia in cielo e così per le persone che sono mancate. Per i bambini il “cielo” è una realtà vera, di vita, non lo sentono lontano e non hanno bisogno di discorsi teologici o filosofici per “pensare” al cielo.
Ecco, oggi, in questa festa dell’Ascensione, accogliendo l’invito di Gesù a “diventare come bambini”, cerchiamo di pensare come i bambini e “viviamo” la realtà del cielo non “lontana” dai nostri pensieri, ma “vicino” a noi, come dimensione da vivere già su questa terra!
Don Emilio