Il brano del vangelo di questa domenica (Gv.14,1-12) ci propone un “momento” del grande discorso di Gesù con i suoi discepoli durante l’ Ultima Cena, in quello che potremmo definire il suo “testamento spirituale”.
Diciamocelo chiaramente, non è che sia stata una bella cena “L’Ultima Cena”…si Gesù ha istituito l’Eucarestia, ma quello l’abbiamo capito dopo. Umanamente il clima in quel Cenacolo non era certo dei migliori.
Gesù aveva annunciato che “uno di voi mi tradirà”, poi ha annunciato la sua morte, …abbiamo ben ragione di capire come fosse il clima e lo stato d’animo degli apostoli di Gesù.
Loro che lo avevano seguito, loro che avevano creduto in Lui, vedono che si frantumano tutti i loro sogni e le loro speranze.
E Gesù infatti coglie il loro stato d’animo…”non sia turbato il vostro cuore…”
Eppure Gesù, capace di condividere la dimensione umana dell’uomo, nello stesso tempo offre un motivo di speranza. Capisce lo stato d’animo dei suoi discepoli, ma non vuole semplicemente “consolarli” con parole “umane”. Un po’ come cerchiamo di fare noi, quando ci troviamo di fronte a lutti, a sofferenze, non sappiamo cosa dire con parole terrene, pur condividendo la sofferenza di chi ci sta davanti.
Ecco, l’equivoco!… noi cerchiamo sempre parole “terrene” per una “consolazione” che invece può essere autentica solo con la dimensione del Dio in cui crediamo.
Anche noi sacerdoti spesso cadiamo in questo equivoco, perché cerchiamo parole umanamente comprensibili, quasi nel dubbio che la persona che abbiamo davanti non sempre possa “capire” le parole della fede.
Gesù va dritto alla proposta forte…”abbiate fede in Dio, abbiate fede anche in me”!
A volte abbiamo quasi paura di riferirci alle parole della fede, perché sembra che vogliamo trovare un rifugio e una scappatoia quando non abbiamo più le parole terrene capaci di consolare.
Dovrebbe essere esattamente il contrario! La fede non è una consolazione, un rifugio, la fede è una risposta!
Gesù, naturalmente, è andato dritto alla “risposta”, perché sapeva che le sue non erano parole di consolazione, ma di testimonianza, scegliendo attraverso la croce quel “posto” che è la nostra Salvezza.
Il brano di Vangelo di questa domenica certamente si presta a numerosi approfondimenti, ma mi piace mettere in evidenza la “risposta di fede” che dobbiamo in ogni circostanza di vita dare a noi stessi e agli altri, come ha fatto Gesù, risposte di fede che sono risposte di testimonianza!
Ad esempio in questo periodo di coronavirus, dove l’incertezza spesso prevale sulle risposte che vorremmo, dove il lutto e la sofferenza sovrastano le nostre capacità di capire, tante volte cerchiamo di “rifugiarci” nella fede…salvo poi dimenticarcene quando tutto si risolve
La fede non può mai essere semplicemente un “rifugio” e tantomeno “generica”, quasi fosse una filosofia di vita o fatta di belle parole, la fede è risposta di vita, vale a dire di una vita vissuta e testimoniata!
Gesù ha donato la fede all’uomo donando la vita, donando se stesso!
Una “risposta di vita”, che ciascun cristiano è chiamato a dare a se stesso e agli altri…quando si dice “credibili” vuol dire anzitutto verso il Signore e come conseguenza come risposta per gli altri.
Le parole di Gesù, “abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” non siano solo di esortazione, ma un dono e una grazia per la nostra vita!
Buona domenica!