Il brano del Vangelo di questa Terza Domenica di Pasqua ci propone l’episodio dei discepoli di Emmaus (Luca 24,13-35).
Possiamo immaginare tutto quello che passava per la testa di questi due discepoli e l’evangelista Luca lo descrive molto bene. Erano disorientati e sfiduciati… uno stato d’animo che viene sintetizzato da quella bella espressione: ”Noi speravamo…!”
Si intravede la delusione, anche comprensibile, perché quel “Gesù di Nazaret” che era venuto ad annunciare cose belle, ad annunciare una libertà forse intesa anche politicamente e socialmente… ebbene quel “Gesù di Nazaret” era stato crocifisso e il suo corpo non era stato trovato nemmeno nel sepolcro.
Quei discepoli non erano ancora pronti per “riconoscere” il “Risorto”…
Gesù cammina con loro, si mette al loro fianco e spiega le scritture.
Siamo onesti. In tanti momenti della nostra vita assumiamo l’atteggiamento dei discepoli di Emmaus: non riusciamo a riconoscere il Signore!
Chissà quanti di noi, proprio in queste giornate incerte, in questi giorni di lutto e di dolore, in queste giornate in cui sembra improvvisamente cadere tutto ciò che abbiamo costruito o le nostre stesse speranze di vita…rischiamo una forte delusione, anche dal punto di vista della fede.
“Noi speravamo!” lo diciamo anche oggi al Signore. “Noi speravamo” che non lasciassi morire una persona cara, “Noi speravamo” che sto virus se ne andasse più in fretta…eppure Signore, ti abbiamo supplicato, ti abbiamo affidato le nostre famiglie, i nostri cari, abbiamo recitato rosari e chiesto benedizioni, lo stesso Papa là a Roma, sotto la pioggia ha portato davanti a te tutto il peso dell’umanità…non è che abbiamo ottenuto tanto, onestamente, eh, Signore!
Il fatto è che spesso compiamo lo stesso errore dei discepoli di Emmaus… quale errore? Forse quello di pensare al Cristo Risorto come a una “logica conseguenza” di tutto quello che aveva promesso…si erano costruiti loro un “castello” di cose nuove e invece non erano capaci di riconoscere la vera “Novità” che camminava insieme a loro, che percorreva il loro cammino, che si faceva compagno di viaggio.
E’ il perenne rischio di un certo atteggiamento di fede: disegnare noi un “cammino” nella nostra vita e poi chiedere (a volte pretendere) che il Signore lo esaudisca, invece di saper leggere in tutto quello che accade nella nostra vita la presenza e la volontà del Signore, il quale cammina sempre accanto a noi e ha qualcosa da dirci anche in tempi di Coronavirus!
I discepoli “lo riconobbero nello spezzare il pane”, vale a dire l’Eucarestia.
In queste domeniche non possiamo partecipare direttamente all’Eucarestia, ma possiamo comunque viverla nel suo significato… farei una proposta: il gesto che ha compiuto Gesù con i discepoli di Emmaus, quando “lo riconobbero nello spezzare il pane”, proviamo a farlo nelle nostre famiglie quando ci mettiamo a tavola e sarebbe bello che siano i bambini a compiere questo gesto: distribuire a tutti i commensali un pezzo di pane, quale segno di amore, di comunione, di speranza “sentire” in quel momento la presenza di Gesù che entra nelle vostre case.